Nel percorrere le Alpi, dalla Liguria fino al Carso ci si imbatte in una sequenza di montagne così diverse tra loro, per asprezza, altezza, imponenza, vegetazione e tipologia di roccia da pensare di essere ogni volta in un paese diverso.
Valichi vicino alle nuvole, rifugi incastrati nelle vette più impervie, passi le cui strade si snodano tra prati e boschi rigogliosi, per poi imbattersi, all’improvviso, con paesaggi rocciosi, dove la pietra è sovrana.
Punte innevate e ghiacciai, testimoni di imprese fatte da eroi, e cime arrotondate quanto aguzze, disegnate dal tempo per ispirarci sogni e riflessioni.
In questo percorso ci accompagna una varietà di vegetazione fatti di boschi di larici e abeti, intercalati da aree piene di muschio e licheni, per poi incontrare enormi querce e castagni.
Non è difficile poter osservare un’aquila che maestosa sorvola le montagne e alcuni stambecchi che si arrampicano sui pendii. Magari incrociamo un’orsa, seguita dai suoi cuccioli, che è in cerca di cibo, e, se stiamo attenti, osserviamo in lontananza, una marmotta eretta che ci scruta tra la paura e la curiosità.
In questo immaginario tragitto, forse non ci siamo accorti che abbiamo attraversato ben 5 parchi di una bellezza incantevole, che abbiamo toccato più di 206 tra valichi e passi suggestivi, abbiamo superato il monte più alto d’Europa, il Monte Bianco, e le montagne più belle, le Dolomiti, che ci siamo bagnati i piedi in rigagnoli che diventeranno fiumi tra i più importanti d’Europa.
Ma ritornando indietro nelle Alpi Liguri, arriviamo al Passo di Cadibona in provincia di Savona, che convenzionalmente divide le Alpi dagli Appennini.
Gli Appennini, che possiamo considerare la dorsale dell’Italia, si estendono dalla Liguria fino in Calabria, e pur essendo anch’esse montagne come le Alpi, si distinguono nettamente per le cime tondeggianti e i versanti dolci che si buttano nel Mar Tirreno e in quello Adriatico.
Viaggiare negli Appennini è come lasciarsi cullare. Osservare le rotondità delle vette che si trasformano, degradando, in dolci colline per poi sprofondare nel mare, è quasi come rotolarsi nei prati. Nel prosieguo si nota come il vento ha eroso le montagne , quasi per agevolare le penetrazione dell’uomo, per poi imbattersi in ampi calanchi che ne dimostrano la forza.
Sembrano montagne dolci che ci abbracciano, fintanto che non ci si ferma davanti al Gran Sasso d’Abruzzo, il massiccio appenninico più alto con il suo Corno Grande, chiamato anche la Bella Addormentata per via del suo crinale che, guardandolo all’orizzonte, ricorda una donna addormenta. Uno spettacolo di colori potrebbe rapirvi in un pomeriggio soleggiato che per incanto vi trasporterà alla fine di questa sinuosa dorsale, vale a dire nell’Appennino Calabrese, che, con i suoi monti dominanti quali la Sila e l’Aspromonte, rappresentano la perfetta simbiosi tra montagna e mare.
Come per le Alpi, alla fine avremo attraversato 22 parchi, ammirato orizzonti perdersi tra il mare e il cielo, e magari potremmo aver incontrato i lupi o esserci persi nei profondi boschi.
E le nostre magnifiche isole? Sono isole cosa c’entrano le montagne?
La Sicilia, oltre ad avere stupendi e brulli altopiani, è dominata dall’Etna, la montagna-vulcano sempre attiva quasi a rivendicare la sua signoria su quest’isola. Il fascino della lava che penetra nella neve, i cui vapori si disperdono nell’aria, disegnano una scenario suggestivo.
Infine in Sardegna, che sembrerà strano ma ha il 70% circa di territorio montuoso, si erige il Massiccio del Gennargentu, zona impervia e proibita, anch’essa territorio di un parco.
Sono convinto che nessuno di noi ha mai riflettuto sui nostri monti e sui loro racconti.