Ho letto la notizia che uno stimato oncologo di Napoli, malato di tumore, per curarsi ha deciso di farlo a Milano, in quanto la struttura per cui lavora non è attrezzata a farlo.
Mi auguro che nessuno lo accusi di essere un ingrato che abbandona l ‘ospedale dove lavora, perché lui si fida di più dei colleghi di Milano che di quelli con cui lavora.
Nell’intervista parla chiaro: lui accusa il sistema sanitario campano di inadeguatezza strutturale, che non dà la possibilità ai medici di operare seguendo le tecnologie più appropriate.
Ma perché dobbiamo sempre tornare ai soliti discorsi: Nord e Sud, malasanità, opportunismo, menefreghismo ecc. ecc.?
E’ chiaro che l’oncologo in questione nella sua scelta, più che legittima riguardo al propria salute, in realtà denuncia una situazione insostenibile.
Le sue parole si potrebbero tradurre così: anch’io che sono un medico accreditato, che ho innumerevoli possibilità e conoscenze, che sarei trattato in modo ottimale e forse anche privilegiato, vado via perché non mi fido, non dei colleghi, ma del supporto e delle strutture poste in essere dal servizio sanitario della mia regione.
Qui si va oltre la dignità.
Qui si entra nel totale indolenza aggravata dalla negligenza.
Ma le vittime di questo sistema, i cittadini italiani, sono nello stesso tempo vittime e causa.
Siamo assuefatti a questi misfatti, come se fosse un destino ineluttabile a cui siamo condannati.
Allora ci adattiamo o cerchiamo la scorciatoia cercando gli amici che ci permettono di aggirare ostacoli e problemi.
E così entriamo in un circolo vizioso che ci porta alla totale apatia e rassegnazione.
Fintanto che non tocca noi, non ci interessiamo e quanto, per sfortuna, ci troviamo ad affrontarlo ci arrabbiamo, ci lamentiamo, imprechiamo, poi una volta finito torniamo nel nostro guscio e valutiamo le cosa in base al nostro tornaconto.
Cosa succederà adesso?
Niente.
Il medico si farà curare a Milano, gli ospedali campani continueranno ad essere gestiti e attrezzature come lo sono oggi, i pazienti si lamenteranno e, spero pochi, alcuni moriranno,
e tutti noi torneremo nelle nostre case nella nostra non-consapevolezza di un paese in decadenza.