Europa sì o Europa no?
Mai come oggi, l’Europa è in forte discussione, frutto dell’insoddisfazione dei cittadini dei vari Stati, membri dell’Unione, o meglio, della loro delusione.
L’Europa sta naufragando proprio nel momento in cui doveva mostrare la sua maturità, vale a dire il passaggio da una Unione di Stati intesa come mercato (MEC o CEE che dir si voglia) ad una Unione di Stati intesa come organizzazione politica (UE).
Fino a quando gli Stati sovrani erano vissuti come potenziali mercati, l’idea di Europa piaceva, perché ciò che è quantificabile si può anche vendere o comprare.
E si vende o si compra quello che piace o quello che conviene e, come più correttamente si dice in economia politica, per il proprio tornaconto.
Non si entra nel merito delle condizioni in cui quel prodotto o quel servizio sia stato realizzato, anzi si cerca di far sì che il paese con cui si deve fare affari sia il più malleabile possibile, sfruttando le sue debolezze o le sue contraddizioni, nel più classico “pecunia non olet”.
Gli Stati europei, oggi, rappresentano un mercato di:
- 503 679 730 di consumatori,
- 368.189.882 di lavoratori di tutti prezzi, capacità e condizioni di lavoro,
- 345.234.476 di contribuenti,
Tra i 28 membri ci sono Paesi, o meglio politicanti, che sono più a buon mercato di altri e che si accontentano di svendere più facilmente il loro paese, forse per un proprio ritorno di piccolo cabotaggio.
Quindi, fino a quando c’è un tornaconto in denaro, l’Europa funziona (ma con questi obiettivi siamo ancora al MEC): cioè, io vendo tu compri, insomma ci dividiamo la ricchezza.
Ma quando uno Stato vuole entrare nell’intimo dell’altro: situazione sociale, diritti e doveri, difesa, problemi occupazionali, sicurezza, confini, diritti di proprietà, tasse, ….cioè bisogna diventare UE, ecco che l’Europa torna ad essere un coacervo di Stati autonomi, quasi di inizio Ottocento.
La UE si trasforma in un qualsiasi Congresso di Vienna e ne riprende i suoi concetti di legittimità ed equilibrio: i confini sono i miei (legittimità) e tu non entri (equilibrio).
La UE, ma io la chiamerei MEC, resterà in piedi finché c’è il soldo che la lega, infatti quando si devono condividere problemi o dividere il soldo ecco che arrivano le alzate di scudi, giudicando e accusando chi ha bisogno, facendo i distinguo e impartendo lezioni di moralità e buon governo.
E’ normale che tali prese di posizione facciano scattare nei cittadini la richiesta, verso i propri rappresentanti, di rivendicare la tutela per il proprio paese.
Ma le popolazioni che hanno tali reazioni vengono subito etichettate, dai “paladini del solo tornaconto”, come sovranisti, come se difendere il proprio paese dai vampiri e dagli insulti sia oltraggioso.
Cara UE, se siamo ancora al MEC, allora io rivendico il diritto di difendere i mei confini e la mia dignità.